Salumi e insaccati compaiono ufficialmente nella lista delle sostanze cancerogene, al pari di amianto e fumo

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di Claudia Melucci

08 Agosto 2018

Salumi e insaccati compaiono ufficialmente nella lista delle sostanze cancerogene, al pari di amianto e fumo
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Che le carni rosse e quelle lavorate fossero potenzialmente cancerogene era noto già da tempo, e forse molti di noi si sono appigliati al fatto che non ne si aveva la completa certezza sebbene già allora ci fossero buone probabilità. Ma stavolta a fare notizia è la certezza con cui questi alimenti sono dannosi per la salute, tanto che l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) li ha inseriti nella lista delle sostanze che possono causare il cancro. Ufficialmente.

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Prima di ufficializzare il dato, inserendo le carni rosse e lavorate nella lista delle sostanze che aumentano il rischio del cancro, sono stati presi in esame oltre 800 studi per evidenziare la relazione esistente tra carni rosse e insorgenza di tumori. 

L'ultimo passo di questa lunga ricerca è l'inserimento della carni processate nella categoria dei cancerogeni certi, tra cui troviamo anche l'amianto, il fumo di sigaretta, l'alcol etilico, le radiazioni ultraviolette e il Papilloma virus. Le carni rosse, invece, sono state poste nella categoria subito dopo, ovvero in quella delle sostanze probabilmente cancerogene. 

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Ma facciamo chiarezza. Per carni processate si intendono le carni che hanno subito una lavorazione al fine di prolungarne la conservazione (aggiunta di conservanti) o di migliorarne il gusto (processo di stagionatura, affumicatura, salatura e aggiunta di additivi vari). 

Anche alcuni metodi di cottura, però, possono incidere negativamente e aumentare il rischio cancerogeno. Quelli che prevedono un contatto diretto tra la carne e la fiamma o superfici roventi possono contribuire a rendere più pericolose le carni. Rispetto alla certezza che si ha riguardo le lavorazioni sopra menzionate, sui metodi di cottura non si ha ancora una certezza perché rimane ancora da chiarire il ruolo degli idrocarburi policiclici aromatici, ovvero i composti che si formano quando le carni vengono sottoposte ad alte temperature. 

Dobbiamo smettere di mangiare carne?

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È il dottor Kurt Straif, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a smorzare eventuali allarmismi e a renderci più comprensibili quali sono i rischi per un individuo. In base allo studio, 50 grammi di carne al giorno aumenterebbero del 18% il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto (il tipo di cancro per cui è stata individuata un'insorgenza maggiore relativamente al consumo di carni processate). Una percentuale alta sì, ma da leggere in relazione al rischio legato a questi alimenti. 

In altre parole, sviluppare il tumore del colon-retto a causa del consumo di carni rosse e lavorate è basso, ma questo rischio aumenta di pari passo con la frequenza del consumo di carne. 

Ecco perché la moderazione risulta essere la chiave per abbassare il rischio, insieme alle altri abitudini salutari che tutti conosciamo (attività fisica, niente sigarette, consumo di alcol moderato...). Lo studio, in conclusione, invita a prendere seriamente in considerazione la possibilità di limitare allo stretto indispensabile il consumo di carni rosse, evitando quelle processate. Anche perché la carne ha importanti nutrienti che non bisogna far mancare all'organismo - ferro, zinco e vitamina B12. 

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