Salvato un malato di cancro. Due italiani gli impiantano un esofago artificiale

di Simone Troja

19 Agosto 2017

Salvato un malato di cancro. Due italiani gli impiantano un esofago artificiale
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Un esofago "bioartificiale" è stato impiantato per la prima volta su un malato di tumore. Il paziente è un cittadino statunitense di 75 anni, l’impresa porta il nome di due ricercatori italiani che lavorano negli U.S.A.; si tratta di Fabio Triolo, direttore del Nucleo di terapie cellulari dell’Università del Texas e Saverio La Francesca, professore di Cardiochirurgia all'Università de La Sapienza e presidente di Biostage, l’azienda che ha inventato la tecnologia adoperata.

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Sono passati tre mesi dall'intervento e le dichiarazioni dei due medici e scienziati sono rassicuranti.

Sono passati tre mesi dall'intervento e le dichiarazioni dei due medici e scienziati sono rassicuranti.

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"L’organo sembra funzionare bene e presto interventi simili verranno sperimentati su altri individui", hanno detto Triolo e La Francesca al noto quotidiano La Repubblica. "L’esofago bioartificiale è composto da un’impalcatura a forma di esofago, realizzata con un materiale sintetico, e da cellule staminali derivate dal tessuto adiposo del paziente". Il prodigio è potuto avvenire grazie all'unione delle forze e delle conoscenze dei due specializzati: La Francesca ha alle spalle una carriera da cardiochirurgo mentre Triolo da tempo si occupa di medicina rigenerativa e di staminali.

Dopo aver generato in laboratorio i tessuti necessari alla composizione dell'esofago si è aspettata l'approvazione dell'Fda (ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) che è prontamente arrivata; a questo punto è stato possibile operare il settantacinquenne, rimuovere la parte cancerogena dell'esofago e sostituita con quella artificiale.

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In futuro questo intervento potrebbe diventare la normalità sostituendo le attuali procedure.

In futuro questo intervento potrebbe diventare la normalità sostituendo le attuali procedure.

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"Nel corso del tempo i segnali cellulari provenienti dall'impianto stimolano la crescita naturale delle cellule esofagee circostanti del paziente, rigenerando così l’organo originale. In pratica la superficie esterna dell’intero esofago bioartificiale viene ricoperta da tessuto esofageo nativo nuovo, e una volta rimossa l’impalcatura sintetica, rimane l’organo nativo rigenerato", così ha spigato Triolo. Questa procedura potrebbe risolvere non solo i numerosi casi di tumore all'esofago ma anche altre molteplici problematiche che compromettono il funzionamento dell'organo.


L'utilizzo dell’impianto creato dai ricercatori italiani ha evitato l’uso delle terapia corrente che richiede la rimozione dello stomaco dall'addome e il suo impianto nel torace. In futuro questo intervento potrebbe diventare la normalità sostituendo le attuali procedure; finalmente è stato fatto qualche significativo passo avanti nella lotta ai tumori. Speriamo solo che si continui a investire nella ricerca.

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