Rosemary Kennedy: la sorella "Imperfetta" del presidente che subì la lobotomia pur essendo sana

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di Claudia Melucci

21 Dicembre 2016

Rosemary Kennedy: la sorella "Imperfetta" del presidente che subì la lobotomia pur essendo sana
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Tutto il mondo conosce i Kennedy, la loro ascesa alla casa bianca e il tragico epilogo che segnò la fine della presidenza di John Fitzgerald. Sicuramente non sappiamo molte altre cose della famiglia, ma c'è un fatto in particolare che quasi nessuno ha mai saputo. Riguarda Rosemary, terza figlia dei coniugi Kennedy su un totale di 9: probabilmente non avete mai visto il suo volto perché è stata sempre tenuta lontano nascosta. Non solo, ma fu alla fine sottoposta a lobotomia nonostante non avesse nessun grave ritardo mentale. 

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Rosemary non era disabile, al contrario di quanto i medici che hanno condotto l'operazione cerebrale hanno voluto far credere.

Rosemary non era disabile, al contrario di quanto i medici che hanno condotto l'operazione cerebrale hanno voluto far credere.

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La giovane aveva un lieve ritardo mentale dovuto ad un errore medico durante il parto: il dottore che la doveva far nascere arrivò in ritardo causando al feto un deficit di ossigeno. 

Come raccontò la madre in un'intervista, Rosemary era lenta nei movimenti, alcune azioni non era in grado di farle, la lettura e la scrittura risultavano molto difficili per lei: scriveva da destra verso sinistra.

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A scuola non interagiva con i compagni: le uniche persone con cui si mostrava affettuosa erano i fratelli Joseph e John.

A scuola non interagiva con i compagni: le uniche persone con cui si mostrava affettuosa erano i fratelli Joseph e John.

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Il padre, Joe Kennedy, si rivolse ad una dottoressa di fiducia per un consulto medico: la donna terminò la relazione su Rosemary consigliando l'immediato internamento

Rose Fitzgerald scrisse in una lettera:"Ero scioccata dalla notizia. Come ogni madre avrei voluto che mia figlia potesse vivere serena e in salute. Ho dovuto invece sopportare l'angoscia di avere una figlia con un handicap devastante". 

Nessuno scelse di indagare ulteriormente sul reale stato di salute della giovane, e nessuno si oppose alla decisione del padre di sottoporla ad una lobotomia frontale, che a quel tempo veniva presentato come un trattamento definitivo. Rosemary Kennedy aveva solo 23 anni. 

Joe Kennedy temeva che l'infermità mentale della figlia potesse intaccare il suo prestigio politico.

Joe Kennedy temeva che l'infermità mentale della figlia potesse intaccare il suo prestigio politico.

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Dopo l'operazione iniziò per Rosemary un interminabile viaggio in decine di case di riposo e manicomi. Le visite dei familiari si fecero sempre più rade fino a quando poi nessuno andò a trovarla. Il padre di Rosemary ebbe il coraggio di mentirle quando lei gli chiese, in un momento di semi lucidità, cosa fosse successo. Le rispose che avevano fatto tutto i dottori e che impedivano a lui e ai suoi fratelli di entrare nella clinica. 

Alla giovane Kennedy fu inoltre riservato un trattamento speciale nella residenza in cui alloggiava: gli altri pazienti venivano portati al cinema o in città durante la settimana, ma non lei. Quella figliastra doveva rimanere il più possibile al chiuso per non farla scorgere ad occhi indiscreti. 

Rosemary Kennedy morì nel 2005 all'età di 86 anni, dopo essere rimasta sola per quasi 60 anni. I suoi genitori la abbandonarono e i fratelli obbedirono all'ordine del padre di non riconoscerla.  

Fu il neurochirurgo portoghese Egas Moniz a mettere a punto la lobotomia: la eseguì per la prima volta sulle scimmie, ottenendo caratteri molto più docili e tranquilli.

Fu il neurochirurgo portoghese Egas Moniz a mettere a punto la lobotomia: la eseguì per la prima volta sulle scimmie, ottenendo caratteri molto più docili e tranquilli.

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Per il dottor Moniz era dunque una pratica applicabile al trattamento di tutte quelle malattie che causavano un comportamento aggressivo, come la schizofrenia. 

All'inizio l'operazione venne chiamata lobotomia prefrontale: veniva realizzata forando il cranio con uno strumento metallico a bacchetta, che veniva movimentato per poter estrarre materia bianca dai lobi frontali. Il trattamento non risultò essere efficace nella maggior parte nei casi, ma nonstante ciò sempre più medici si interessarono alla pratica. Nel 1949 Egas Moniz ricevette il premio Nobel per la medicina.  

In passato la lobotomia non era affatto vista come una pratica assurda e disumana: molti libri di medicina ne riportavano gli effetti benefici mostrando il cambiamento nei volti dei pazienti.

In passato la lobotomia non era affatto vista come una pratica assurda e disumana: molti libri di medicina ne riportavano gli effetti benefici mostrando il cambiamento nei volti dei pazienti.

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Le motivazioni per cui una persona veniva sottoposta alla lobotomia erano molto varie: non solo gli individui con ritardi mentali o schizofrenie ma bastava avere dei comportamenti sospetti per ricevere il mandato di internamento. Probabilmente tutti bambini che oggi presentano deficit di attenzione e iperattività sarebbero stati lobotomizzati. 

La lobotomia fu vietata solo nel 1950, quando ormai migliaia di persone erano già state ridotte ad uno stato vegetale. 

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