Fra 2 mesi, quando il sole sorgerà di nuovo, questa città dell'Alaska non sarà più la stessa

di Giulia Bertoni

24 Novembre 2016

Fra 2 mesi, quando il sole sorgerà di nuovo, questa città dell'Alaska non sarà più la stessa
Advertisement

Barrow era una cittadina dell'Alaska nota per essere il centro abitato degli Stati Uniti posto più a nord di qualsiasi altro.
Diciamo 'era' non perché non esiste più ma perché un referendum che ha avuto luogo il 4 ottobre 2016 ha portato alla decisione di accantonare il nome col quale era conosciuta fino ad allora per iniziare a utilizzare quello in lingua Iñupiaq. Dei 4.300 abitanti di questa città, infatti, oltre il 60% è di etnia nativa dell'Alaska e il voto è stato richiesto come atto di decolonizzazione linguistica di quelle terre.

via theguardian.com

Advertisement

In questa città compresa all'interno del circolo polare artico il sole tramonta fra il 18 e il 19 novembre e rimane al di sotto dell'orizzonte per 65 giorni.

In questa città compresa all'interno del circolo polare artico il sole tramonta fra il 18 e il 19 novembre e rimane al di sotto dell'orizzonte per 65 giorni.

Google Maps

Quest'anno la notte polare assume un significato particolare per questa città dell'estremo nord: il 4 ottobre i cittadini della città di Barrow sono stati chiamati a decidere se continuare a mantenere il nome attribuitole nel 1826 o se invece adottare ufficialmente quello di Utqiaġvik, ossia quello in lingua Iñupiaq. Con 381 a favore e 375 contrari, l'esito del voto ha fatto sì che si optasse per questo cambiamento.

Advertisement

Dal momento che occorrono 45 giorni affinché la notifica divenga ufficiale, quando il sole comparirà nuovamente all'orizzonte fra il 22 e il 23 gennaio 2017 la città avrà cambiato nome.

Dal momento che occorrono 45 giorni affinché la notifica divenga ufficiale, quando il sole comparirà nuovamente all'orizzonte fra il 22 e il 23 gennaio 2017 la città avrà cambiato nome.

University of Alaska-Fairbanks

I sostenitori del sì hanno commentato l'esito del voto dicendo che "dopo essere stati costretti a smettere di usare la nostra lingua dai missionari che per primi giunsero qui a scolarizzare la popolazione secondo i canoni dell'epoca, è ora di recuperare le nostre tradizioni poiché è l'unico modo per mandare avanti la cultura Iñupiat".
I sostenitori del no si dicono preoccupati principalmente per i costi implicati nella modifica di tutte le insegne, i cartelli stradali e in generale i riferimenti ufficiali alla città.

Advertisement